Un nuovo racconto di #villeggiatura in campagna, i ricordi di Marilena Tumminello.
Incontravo Nonno Giovanni lungo la strada ferrata che dalla Celsa porta a Fiumelato (Monreale) con una borsa di cuoio dalla quale traboccava un fascio di eleganti calle di un bianco pulito che avrebbe portato in dono alla sua amata Mela, mia nonna paterna.
Iniziava così il mio ricordo felice della campagna che ho la fortuna ancora oggi di potermi godere, data la mia scelta di rimanere dove i miei numi benedicono e proteggono ancora la mia famiglia.
Il terreno era a “salibbe”, piccole terrazze di terra circondate da graziosi muretti di pietra disposte a secco.
Il profumo che emanava da questo posto incantato non lo posso descrivere ma sfiorava tutte le tonalità di un amore che mi ha accompagnato fino ad ora e sono certa che non mi lascerà mai!
Il profumo delle perine, quelle piccolissime e gialle con il sotto rosso erano le mie preferite, le nespole, le susine sanacore che raccoglievamo con una delicatezza estrema per non togliere quella peluria che le proteggeva.
C’era un rispetto verso la campagna e verso ogni suo elemento che a pensarci mi commuovo ancora.
Arrivava giugno ed era una festa; noi bambini raccoglievamo i gelsi neri generosi del loro dolce succo che la mamma trasformava in ottime granite e squisite marmellate.
Ancora oggi rinnovo questi ricordi che mi rendono felice; la mattina alle sei scendo in giardino a raccogliere i gelsi neri.
Tra le fronde degli alberi vedo lo stesso panorama di sempre, il mare se prevista pioggia anche le isole, le mie montagne…la Moardella, Moarda, Cresta, Neviere, e Pizzuta.
Non sento più i canti dei contadini che alzavano al cielo delle melodie che mi ricordavano in qualche modo dei canti arabi.
Restano ancora le vecchie querce grandi possenti e accoglienti (dalle quali prende il nome la contrada in cui vivo Realcelsi) prima verso noi bambini dove costruivamo le nostre case sull’albero, oggi per le ghiandaie che con i loro colori spettacolari ci trasmettono ancora mille emozioni; la nonna faceva anche il caffè con le ghiande e con le foglie secche facevano il ‘letto’ per i maiali.
Il rito della raccolta si concludeva nel ‘malaseno’ di casa dove nonna Carmela incassettava la frutta con elegante maestria.
Finito di lavorare il nonno si faceva la barba col suo ‘punzoneddu’ su quel tavolo di pietra che accoglieva la nostra grande famiglia.
Ci vogliamo bene ancora oggi; penso siano state davvero brave le nostre madri che hanno saputo tenere unita la nostra grande e bella famiglia.
Ringrazio Dio per la vita che mi ha donato la quale è strettamente legata al luogo fortunato in cui ancora oggi vivo con miei figli.
Marilena Tumminello