Famiglie siciliane e tradizioni: il racconto di #villeggiatura della nostra amica Giusi Murabito di Walking Eolie&Sicily.
Buona lettura!
La fine della scuola era un sipario che chiudeva il palco del mio anno scolastico e dietro le quinte si cambiava scena per ritrovarmi in campagna, dove libera avrei sentito l’odore dei limoni, della zagara, avrei aspettato l’acqua che arrivava dal pozzo per irrigare le piante con la saia, e mio padre che con i suoi perenni stivaloni di gomma cambiava u zappuni per deviarne il corso con tempi precisi.
Mia madre riempiva la macchina di “cose” che le sarebbero assolutamente servite anche in campagna.
Ma io pensavo tra me e me quali di quelle cose mi sarebbero servite, oggi comprendo che allora non ero ancora mamma.
Quindi arrivavamo in campagna e ad accoglierci c’era mia nonna paterna.
La sua espressione includeva una gioia di rinascita.
Per le famiglie siciliane ricevere i figli a casa con i nipoti annessi è aver vissuto la propria vita in grazia di Dio e andrai sicuramente in Paradiso con tutti i peccati assolti.
Il dovere dei genitori, da quando il genitore nasce ed è anche lui figlio, è quello di fare e crescere e accogliere e pensare, e prendersi cura, e sapere tutto dei figli.
Lontano miglia mentali dalle culture orientali e occidentali qualsiasi sia l’interpretazione e modalità di distacco familiare, lontano secoli di storia rimasta lì ferma all’antico testamento, i figli in Sicilia sono di proprietà. Come la terra.
La mia villeggiatura era fatta di emozioni che hanno dato le basi alle mie scelte di oggi, eventi della tradizione che si dovevano fare e che sono il mio patrimonio: le conserve di pomodoro, i pomodori secchi distesi sui cannizzi al sole, il concentrato di pomodoro, il latte di mandorla con le mandorle del mandorlo del giardino, la mostarda, il tonno bollito.
Tenere l’orecchio teso per sentire il ragazzo del pane che arrivava con l’Ape fin lassù e ricordarsi di chiedere alla nonna, e poi alla mamma per conferma, quanto pane servisse quel giorno, e poi sperare che fin lassù arrivasse anche il carretto dei gelati e granita e avesse ancora brioche con il tuppo.
E l’orto di mio padre, e la collezione di plumelie di mia madre, e poi le storie di famiglia che le conosce solo “u cucchiaro c’arrimina”.
Poi le cose cambiano, ma le tradizioni sono le nostre radici.
Non mi stancherò mai di raccontarle a mio figlio e condividerle con i miei ospiti da tutto il mondo.
: Giusi Murabito