Per la rubrica “Racconti di villeggiatura – Estate in campagna”, pubblichiamo il racconto della nostra amica Francesca Valenziani.
I miei ricordi di villeggiatura in campagna non possono prescindere dai miei cugini. Eravamo una banda scatenata di ragazzini di varie età.
Fantasia e inventiva non ci mancavano di certo; costruivamo interi appartamenti con casse per la raccolta, canne e corda e reinventavamo giochi “normali”, come nascondino, guardia e ladri, ambientandoli in scenari fantastici, tra alberi d’arancio, montagne di paglia e labirinti di muretti a secco.
Facevamo bamboline con i boccioli del papavero, lo smalto con i petali dei fiori, cestini con l’impicarola. Masticavamo acetosella tenendola a mo’ di sigaretta. Sapevamo accendere e, soprattutto, gestire un fuoco e usarlo per cucinare.
Avevamo la nostra casa mobile, un carretto di legno che trainavamo noi cugini grandi per portare in giro i piccoli, mio fratello, talmente piccolo, che veniva messo in una cassetta per la frutta.
Eravamo esploratori incredibilmente intraprendenti e coraggiosi, pronti ad arrampicarci su ripidissime pareti rocciose e a sfidare fittissimi roveti pur di arrivare in fondo al “burrone lucertola” che poi per tutti gli altri era il canyon del Tuppolungo, un torrente ormai asciutto nella provincia di Siracusa, o a pedalare senza meta in mezzo ai mandorleti, alla ricerca di more selvatiche e del luogo ideale per il nostro pic nic.
Avevamo Porcù, il maialino che va in TV, e Gina, il cavallo dello zio, e il toro, che stava chiuso nella stalla, ma meglio passare davanti rapidamente, ché non si sa mai, e le galline per l’ovetto “caldo caldo”.
Sparivamo la mattina e tornavamo la sera, sporchi e con spine dappertutto, le ginocchia sbucciate, i vestiti quasi a brandelli. Ma dopo il bagno non era ancora finita, ci attendevano i giochi da tavolo, le storie e le confidenze notturne. Eravamo coraggiosi, ardimentosi, impavidi, fantasiosi, avventurosi e romantici.
Eravamo felici.
Photo credit: archivio di Francesca Valenziani